martedì 29 gennaio 2008

Gli architetti ... dovrebbero ammazzarli da piccoli (per evitare loro inutili sofferenze)

Ho appena finito di leggere questo libretto dal titolo incoraggiante (visto Daed, alla fine l'ho trovato); una trattazione leggera ed ironica, scritta - ovviamente - da un architetto.

L'architetto in questione è Matteo Clemente, romano d'adozione, come si evince sin dalle prime pagine.

L'editrice Robin non dispone, probabilmente, di un correttore di bozze, visto che i refusi ortografici (e grammaticali, ahimé) sono piuttosto frequenti. A parte questo, però, la lettura è abbastanza piacevole e mi sento di consigliarla a quanti, tra gli architetti, ritengano di essere dotati di autoironia.

Ne viene fuori un ritratto di Architetto un po' iperbolico, quasi una macchietta, un po' sfigato anche, a tratti. Eppure io vi sfido, cari amici e colleghi, a non riconoscervi alcuni aspetti del vostro carattere.

Il libro descrive poi alcune situazioni in cui potreste esservi trovati, anche non da architetti, se avete mai avuto a che fare con la ristrutturazione di un appartamento.

A parte l'amore a volte eccessivo per la battuta ad ogni costo, ai raccontini divertenti si alternano alcune riflessioni un po' più serie sull'estetica contemporanea o sul ruolo dell'architetto nella società.

Tempo fa leggevo qualcosa a proposito di questo libro su na3_blog . Tra i commenti, un arrabbiatissimo collega si scagliava contro questo e altri testi, definiti -con disprezzo- "divulgativi".

Come se fosse un male.

Forse sono io che, come architetto, non mi prendo abbastanza sul serio e non riesco ad indignarmi se alcuni autori provano persino a scherzare sulla nostra professione.

Forse sono troppo ignorante per capire che dietro a testi divulgativi si nascondono cumuli di falsità, non utili agli addetti ai lavori e addirittura dannosi per quanti dell'architettura non hanno fatto un mestiere.

Forse.

Però, per citare la risposta dell'autore del blog a questo commento, "l'importante è che di ARCHITETTURA, di questi tempi, se ne parli!". E non solo di architettura. Se è vero che un sapere accessibile a tutti rischia di non essere accessibile a nessuno o di impoverirsi nei contenuti, credo sia altrettanto vero che, in un paese che diventa sempre più ignorante, sfiduciato e poco interessato nei confronti della cosa pubblica, DIVULGARE sia comunque una risorsa.

Non riesco a comprendere frasi come "Forse alle casalinghe che potrebbero divenire nostre future clienti potrebbe essere utile [il libro, NdR]. E allora? Se anche fosse? Che male c'è se un architetto scrive un libro per casalinghe? E che male c'è se, poi, se lo legge pure un altro architetto?

Io dico NO a questo snobismo. E con questo non voglio dire che si debbano leggere solo libri divulgativi. Chi ha gli strumenti culturali per farlo, potrà in ogni momento accostarsi a pubblicazioni più impegnative. Ma io sto dalla parte di quelli che, gli strumenti, non li hanno. Però magari sono curiosi. E solo con un libro divulgativo potranno avvicinarsi ad un determinato settore, senza rimanere secchi alla prima pagina. E allora potranno dedicarsi a testi via via più impegnativi, acquisendo per gradi senso critico.

E allora viva i libri divulgativi:

  • Perchè non tutti hanno studiato architettura, ma tutti vivono l'architettura e hanno il diritto di provare a capirla.
  • Perchè l'architettura non è solo degli architetti.
  • Perchè gli architetti a volte si dimenticano che "fare architettura" è prima di tutto una missione sociale.
  • Perchè l'architettura non può essere solo e solamente autoreferenziale.

Così ho detto! :-)

Voleva essere una mini-recensione ed è diventata la perorazione di una causa. Vabbé...

3 commenti:

Dino ha detto...

ahahah concordo pienamente, e devo andare a comrpare sto libro per leggerlo! sicuro!!

Anonimo ha detto...

Ciao!
Temo che di architettura se ne parli fin troppo e la si pratichi poco. Forse per mancanza di occasioni.
/paolo

Anonimo ha detto...

Concordo anche io ed almeno per curiosità lo leggerò sicuramente!
Una cosa che noi architetti sappiamo fare benissimo è criticare quello che fanno gli altri, salvo poi non essere capaci di fare una sana autocritica riguardo al nostro lavoro.
...tra l'altro, sarei più che lieta di far casa a tutte le casalinghe d'Italia.