venerdì 25 maggio 2007

Edouard François a Parigi


Restauro, riqualificazione, integrazione di nuove architetture con preesistenze storiche.

Personalmente, rispetto a queste tematiche, ho sempre apprezzato quegli architetti che sanno conferire un'immagine forte e inequivocabilmente contemporanea ai propri interventi, senza però con questo mettere in ombra il contesto in cui si inseriscono, senza prevaricare. Facile a dirsi, molto meno a farsi.

Tra gli starchitects ho sempre apprezzato il lavoro di Foster. Trovo che alcuni dei suoi interventi siano molto rispettosi, pur nella loro riconoscibilità; ad esempio, il Reichstag berlinese o il British Museum di Londra, ma -perché no?- anche il Millennium bridge, che collega due sponde del Tamigi caratterizzate da emrgenze architettoniche di epoche diverse.

Ultimamente Lord Foster si è fatto prendere un po' la mano, ha spostato la propria attenzione sugli opulenti Emirati Arabi e chissà se ci delizierà ancora con interventi di questo tipo?!
E allora bisogna trovare qualcun'altro... laggiù al fondo, sento qualcuno pronunciare il nome di Gae Aulenti... si, come esempio di cosa non andrebbe mai fatto mi sembra perfetto! Ma questa forse è un'altra storia, vero?
Allora per oggi mi limiterò a parlarvi di Edouard François. Ammetto che, prima di qualche giorno fa, non lo avevo mai nemmeno sentito nominare. Ma pare che in Francia sia una star. Il progetto per l'hotel Fouquet's Barriere a Parigi(le tre immagini a lato), di cui vorrei parlare oggi, ha come intento l'unione di sette immobili dell'isolato del "Triangle d'or", adiacente agli Champs Elysées, in modo che questi vengano concepiti come un unicum. L'intervento è realizzato secondo la procedura anglosassone detta shell&core. La facciata riprende la scansione e gli ingombri degli edifici circostanti, dalla zoccolatura sino ai volumi delle coperture. Ma due elementi rompono l'omogeneità e la tradiscono : il primo è il trattamento superficiale, che riprende la preesistenza per forma, ma non per materiali e colorazioni. Tutto il nuovo intervento è realizzato con pietra di colore grigio scuro.
Il secondo elemento riguarda invece la scansione delle aperture. Grandi finestre, dal telaio leggerissimo, scavallano le nicchie tamponate che scandiscono il ritmo della facciata.
Se dovessi tracciare un giudizio, direi sembra che si tratti di un intervento colto e attento alla preesistenza, che non rinuncia però ad affermare la propria contemporaneità. Al limite, forse, avrei evitato i ghirigori su cornici e cornicioni, che non sono troppo in linea con l'intento di riprendere, semplificandole, le forme degli edifici adiacenti. Ma, nel complesso, credo di poter definire l'intervento ... interessante.

3 commenti:

davide ha detto...

conoscevo già questo intervento... e l'avevo già anche classificato. come un po' aghiacciante.

La facciata dell'edificio, ricostruita ad hoc secondo lo stile francese dell'800, ma con materiali diversi e modulari, ed interrotta nella sua regolarità da aperture vetrate non simmetriche, è a mio parere una maniera tremendamente modaiola di mettere d'accordo tutti. Herzog e De Meuron tempo fa hanno RESTAURATO un edificio industriale, tamponandone le aperture e ricavandone di nuove che negavano il ritmo della facciata originale. Ma era davvero tutto un altro equilibrio, tutto un altro pensiero. Sarò forse eccessivamente critico in questa sede, ma il dialogo con la preesistenza va cercato con estrema intelligenza, con virtuoso gioco tra presente e passato, non solo con creatività. Qui il presente è rappresentato dai vuoti dati dal pattern di finestre irregolari (un po' abusato oggi come oggi) e basta. Il resto del progetto (i pannelli opaci per intenderci), a parer mio, scimmiotta uno stile architettonico precedente, senza riuscire ad instaurare un vero e proprio dialogo tra il nuovo intervento ed il suo contesto.

L'immagine è sicuramente forte, ma è davvero così "contemporanea"?

L'ArchiVista: ha detto...

ahi ahi ahi, il prof. Davide mi bacchetta sempre, sia allo scritto che all'orale! E dire che concordo in parte su quanto dici. Ma non su tutto. Il richiamo alla volumetria preesistente mi sembra interessante anche se, ne convengo, un po' inflazionato. Sono invece d'accordo su quello di cui abbiamo parlato oggi: abbastanza gratuita la riproposizione (in versione tamponata) degli ingombri delle finestre e, soprattutto, terribili ed inutili i motivi decorativi. Probabilmente, avrei apprezzato di più una semplice scansione orizzontale (stile marcapiano), con le nuove aperture posizionate laddove la nuova funzione richiede.
Però... continuo a dire: sempre meglio questo di Gae Aulenti :-)

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu