Ho appena finito di leggere questo libretto dal titolo incoraggiante (visto Daed, alla fine l'ho trovato); una trattazione leggera ed ironica, scritta - ovviamente - da un architetto. L'architetto in questione è Matteo Clemente, romano d'adozione, come si evince sin dalle prime pagine.
L'editrice Robin non dispone, probabilmente, di un correttore di bozze, visto che i refusi ortografici (e grammaticali, ahimé) sono piuttosto frequenti. A parte questo, però, la lettura è abbastanza piacevole e mi sento di consigliarla a quanti, tra gli architetti, ritengano di essere dotati di autoironia.
Ne viene fuori un ritratto di Architetto un po' iperbolico, quasi una macchietta, un po' sfigato anche, a tratti. Eppure io vi sfido, cari amici e colleghi, a non riconoscervi alcuni aspetti del vostro carattere.
Il libro descrive poi alcune situazioni in cui potreste esservi trovati, anche non da architetti, se avete mai avuto a che fare con la ristrutturazione di un appartamento.
A parte l'amore a volte eccessivo per la battuta ad ogni costo, ai raccontini divertenti si alternano alcune riflessioni un po' più serie sull'estetica contemporanea o sul ruolo dell'architetto nella società.
Tempo fa leggevo qualcosa a proposito di questo libro su na3_blog . Tra i commenti, un arrabbiatissimo collega si scagliava contro questo e altri testi, definiti -con disprezzo- "divulgativi".
Come se fosse un male.
Forse sono io che, come architetto, non mi prendo abbastanza sul serio e non riesco ad indignarmi se alcuni autori provano persino a scherzare sulla nostra professione.
Forse sono troppo ignorante per capire che dietro a testi divulgativi si nascondono cumuli di falsità, non utili agli addetti ai lavori e addirittura dannosi per quanti dell'architettura non hanno fatto un mestiere.
Forse.
Però, per citare la risposta dell'autore del blog a questo commento, "l'importante è che di ARCHITETTURA, di questi tempi, se ne parli!". E non solo di architettura. Se è vero che un sapere accessibile a tutti rischia di non essere accessibile a nessuno o di impoverirsi nei contenuti, credo sia altrettanto vero che, in un paese che diventa sempre più ignorante, sfiduciato e poco interessato nei confronti della cosa pubblica, DIVULGARE sia comunque una risorsa.
Non riesco a comprendere frasi come "Forse alle casalinghe che potrebbero divenire nostre future clienti potrebbe essere utile [il libro, NdR]. E allora? Se anche fosse? Che male c'è se un architetto scrive un libro per casalinghe? E che male c'è se, poi, se lo legge pure un altro architetto?
Io dico NO a questo snobismo. E con questo non voglio dire che si debbano leggere solo libri divulgativi. Chi ha gli strumenti culturali per farlo, potrà in ogni momento accostarsi a pubblicazioni più impegnative. Ma io sto dalla parte di quelli che, gli strumenti, non li hanno. Però magari sono curiosi. E solo con un libro divulgativo potranno avvicinarsi ad un determinato settore, senza rimanere secchi alla prima pagina. E allora potranno dedicarsi a testi via via più impegnativi, acquisendo per gradi senso critico.
E allora viva i libri divulgativi:
- Perchè non tutti hanno studiato architettura, ma tutti vivono l'architettura e hanno il diritto di provare a capirla.
- Perchè l'architettura non è solo degli architetti.
- Perchè gli architetti a volte si dimenticano che "fare architettura" è prima di tutto una missione sociale.
- Perchè l'architettura non può essere solo e solamente autoreferenziale.
Così ho detto! :-)
Voleva essere una mini-recensione ed è diventata la perorazione di una causa. Vabbé...